Perla, la gemma sacra dedicata ad Afrodite

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Blog dei Preziosi ha già trattato in maniera dettagliata la perla in tutti i suoi aspetti scientifici nelle pratiche Guide sulle Perle. Si è rivelato quindi necessario inserirla anche all’interno dell’Enciclopedia delle Gemme, dato che il termine gemma include al proprio interno materiali di diversa origine organica (es. avorio, corallo ed appunto, la perla) ed inorganica (minerali). La perla verrà quindi messa in luce non solo per le sue caratteristiche fisiche, ma anche attraverso leggende, miti, alchimia ed influssi astrali.

L’origine della parola perla

Secondo Plinio “perla” deriva da perna (conchiglia che produce la madreperla) oppure da perula (piccola bisaccia) o da pirula (perina). Il nome arabo della perla è giohar oppure gioman sciazz; la perla rosa si chiama nard. In Grecia era detta margarita dal sanscrito mangala (pietra preziosa) o hārā. Gli antichi, infatti, la ritenevano tale non consapevoli della sua natura animale.

Come nasce una perla

Oggi si sa perfettamente cosa è e come nasce una perla: strati calcarei che si depongono attorno a un parassita o a una particella irritante, prodotti dall’ostrica perlifera, pinctada o margheritifera. Essa vive nei mari caldi ad eccezione della specie Unio che predilige le acque dolci. Si trovano perle sferiche od ovali, regolari o informi, all’interno dell’ostrica o attaccate al guscio (perle a vescica), bianche, nere, rosa, azzurre, gialle. La perla è composta di carbonato di calcio. Spesso la deturpano difetti quali una superficie troppo schiacciata, un colore giallastro o, al contrario, una bianchezza eccessiva, la mancanza di peso, di splendore o le varie ineguaglianze di superficie.

Come mantenere bella la perla

Facilissimo è danneggiarla: grasso, limone, sudore sono i suoi più acerrimi nemici. Un segreto per mantenerla sempre splendente è indossarla spesso ma dopo aver utilizzato creme o lacche (bisogna dare tempo alle creme di esser assorbite e all’alcol di evaporare).

Essa è qualcosa di vivo che, come l’uomo, attraversa la giovinezza, la maturità, la vecchiaia, prima di ritornare in polvere. In passato si fecero molti tentativi per rendere il perduto splendore alle perle vecchie o intristite, sbiancandole con polvere di alabastro, corallo bianco, vetriolo, succhi gastrici di volatili oppure bagnandole nella rugiada, raccolta in foglie di lattuga… Senza risultati positivi. L’unico modo per aver una perla sempre splendente è quello di tutelarla nel tempo, trattandola con molti riguardi: la perla è un fragile ma magnifico capolavoro della natura.

Dettaglio de “La pesatrice di perle” del 1664, Jan Vermeer, National Gallery of Art, Washington

Le perle nella storia

La più curiosa forma rinvenuta in una perla è la croce del Sud, composta di ben nove perle unite a croce latina. Le perle più belle provengono dal Golfo Persico o dai caldi mari del Sud. In queste regioni e in Cina era già stato anticamente scoperto il sistema per ottenere artificialmente delle perle, immettendo nell’ostrica, per mezzo di una canna, piccoli Buddha o altri oggettini che essa avrebbe cercato di neutralizzare, ricoprendoli di straterelli madreperlacei. Per maggiori informazioni scopri la Guida alle perle coltivate.

La perla fa parte del bagaglio culturale di moltissimi popoli antichi e numerose leggende lo confermano: gli Ebrei conoscevano la perla donata da Abramo alla schiava Agar, di cui la moglie del patriarca, Sarah, era gelosa e quella che il saggio re Salomone portava in fronte. In Egitto essa giunse tardi, dopo l’invasione degli Hykos (seminomadi di stirpe semitica) e fu molto apprezzata dai faraoni dell’epoca tolemaica, che la dedicarono ad Iside. I Fenici furono i principali fornitori di perle dell’antichità.

Le perle nell’antica Grecia

In Grecia divennero formalmente famose nel periodo Ellenistico grazie ai bottini di guerra di Alessandro Magno di ritorno dai territori asiatici; esse erano sacre ad Afrodite e, come emblema dell’amore e del matrimonio, ornavano al tempo di Alessandro Magno, l’orecchio destro degli uomini (nonostante i monili prediletti dal genere maschile fossero di solo oro) ed entrambe le orecchie delle donne. In Siria Afrodite era addirittura chiamata “Signora delle Perle“, in Antiochia, Margarito (perla) e la regina di Persia era raffigurata, sulle monete, adorna di questo gioiello.

Le Perle di Afrodite, Herbert James Draper

Le perle nell’antica Roma

L’utilizzo della perla a Roma, narra lo scrittore latino Plinio il Giovane, è da imputare principalmente a Pompeo il quale vinse nel 63 a.C. il re dei Parti Mitridate e riportò a Roma un eccezionale bottino di anelli, bracciali, orecchini e monili ornati di perle, facendoli diventare da quel momento di gran moda.

La perla fu molto amata a Roma, tanto da giungere a delle vere ridicolaggini: Pompeo si fece fare un ritratto interamente composto di perle; Nerone ne faceva ricoprire i letti, per non parlare del Pranzo offerto da Eliogabalo, che si protrasse per ben dieci giorni e vide, quali portate, riso alle perle, fagiolini all’ambra, piselli all’oro e, massima raffinatezza, perle disciolte nel vino. La trovata non fu del tutto sua: la regina Cleopatra, celebre seduttrice, che di gioielli non era sfornita, usava brindare alla salute di Marc’Antonio e dilapidò migliaia di sesterzi. Ma non contenta, come ultimo capriccio, una tomba tappezzata di perle.

I vincitori dei giochi sportivi ricevevano perle in dono. Anche le donne ne erano naturalmente avide; ma poiché le perle più grosse erano diventate il distintivo delle prostitute, le mogli per bene adottarono dei pendenti formati da esemplari più piccoli, detti appunto “le perle della rispettabilità“. Diffusissime nella Roma Imperiale erano delle tazze ornate di perle.

Prima fra tutte le cose preziose

Plinio il Vecchio la definiva, nei suoi trattati, “prima fra tutte le cose preziose“. Il valore della perla crebbe a tal punto da farla diventare vera e propria monete di scambio: in assenza di monete universalmente riconosciute le perle divennero, con il diamante e lo smeraldo, il mezzo per regolare scambi commerciali, per pagare i viaggi o per riscattare una vita.

Per i filosofi stoici, che perseguivano virtù di autocontrollo e distacco dalle cose terrene per raggiungere la vera integrità morale ed intellettuale, le perle simboleggiavano il potere ed il lusso essendo talmente costose da esser appannaggio dei soli ricchi.

E non bastò l’avvento del Cristianesimo per cancellare questa predilezione per il gioiello: esso continuò a ornare vasi da chiesa e paramenti sacri e, nel Medioevo, in Russia, abiti e stivali. Per maggiori informazioni storiche e leggendarie sulle perle nell’antica Roma scopri la guida Storie e curiosità sulle perle.

Mosaico a Santa Sofia raffigurante Costantino IX Monomaco

Le perle nel resto del mondo

Anche i popoli precolombiani, pur non avendo avuto diretti contatti con l’Occidente a parte la presunta comune origine nel continente d’Atlantide, l’apprezzavano moltissimo; in Perù la perla era tanto preziosa che solo chi aveva sangue reale se ne poteva adornare. Molte perle furono ritrovate anche nel favoloso tesoro di Montezuma. In Cina si riteneva che la perla subisse, come la Luna, periodiche mutazioni e presto divenne il simbolo della vita eterna.

In India, forse per contaminazione, fu adottata come ornamento dei morti, garante di rinascita; l'”Atharva Veda“, il Veda delle formule magiche, la descrive come figlia del dio Soma, connesso sia con l’inebriante bevanda del sacrificio vedico, che con la Luna. I Brahamani la consideravano capace di allungare la vita e la incastonavano sulla fronte di Shiva, come simbolo dell’Ajna, il terzo occhio, ovvero il Chakra (centro di energia sottile) della visione interiore.

Perle furono rinvenute anche nelle sepolture preistoriche e pare che ritualmente venissero offerte alle attività fluviali. Scrive Eliade, a proposito dell’uso funebre del gioiello “e quando si depone una perla sulla tomba, a contatto con il cadavere, essa rende il morto solidale con il proprio principio cosmologico, la Luna, l’acqua, la donna”. Questa asserzione getta luce sulla questione della perla in tutti i continenti: la perla è legata archetipicamente a grandi temi: il mistero della femminilità e della sessualità, delle fasi lunari e delle acque, lo Yin profondo, notturno, umido, contrapposto allo Yang secco, maschile e solare.

Dettaglio delle Tre Grazie, Primavera di Botticelli, Galleria degli Uffizi, 1482

Le perle nelle leggende

Tutte le leggende che hanno come protagonista la perla sorgono più o meno velatamente attorno a questi cardini: dalla fiabesca immagine della perla come filtro capace di ubriacare gli Elfi e le Silfidi della mitologia nordica quando danzano nel chiarore lunare, alla sua mitica origine che la fa giungere, tempo degli amori, fino alle spiagge, dove s’imbeve di rugiada.

La tradizione araba la vuole piccola goccia di pioggia caduta nel mare, trasformata in gioiello di Allah. Come piccola goccia, la perla è molto spesso simbolo delle lacrime; la leggenda cristiana la fa risalire al pianto di Adamo ed Eva, versato per il peccato commesso o per la cruda uccisione di Abele o, ancora, dalle lacrime di tutti coloro che hanno sofferto sulla Terra, ed è grigia se nata dal pianto di un uomo, bianca o rosa se nata da quello di una donna o di un bimbo.

Tristissima è pure la storia della figlia del Gran Mogol e del principe di Benaras: la bella fanciulla è contesa da due eroi che la vogliono in sposa; mentre il primo, che le offre in cambio oro e pietre preziose, è vecchio e brutto, l’altro, il prediletto della principessa, è bellissimo, giovane e povero; obbligata dal padre a divenire moglie del ricco e sgradevole signore, la principessa, ostinata a sposare il giovane ma povero, rifiutò e venne rinchiusa in una torre vicino al mare. E tanto calde e disperate furono le lacrime che ella versò quando seppe dell’uccisione del suo giovane innamorato, che il dio degli Abissi trasformò il suo pianto in perle.

Un altro mito racconta: l’Aria offrì a Dio l’arcobaleno, il Fuoco una scintilla, la Terra un rubino e il Mare una perla; il primo divenne l’aureola, il secondo il fulmine, il terzo un ornamento per la fronte divina e la perla, posata sul suo cuore, fu il dolore. In India la perla è la goccia che cola nella sciabola del guerriero, a significare le lacrime versate per i nemici; simboleggia anche la catena dei mondi tenuti legati dallo spirito universale, così come il filo unisce la perla alla perla; è mistico emblema della sublimazione degli istinti del compimento di un’evoluzione. A riprova di ciò, nel Corano, è scritto che gli eletti sono accolti nel paradiso insieme alla propria Hurì, divina amante, racchiusi in una perla. In Cina l’ostrica pang, madre delle perle più grosse, significa allusivamente la donna incinta.

L’imperatrice Teodora e la sua corte, basilica di San Vitale a Ravenna, VI secolo

La perla per la religione cristiana

Nel linguaggio simbolico cristiano essa significa la purezza, l’umiltà, il timor divino e la salvezza a tal punto che, nel Medioevo, essa compare anche sulle vesti sacerdotali. Ma rappresenta anche l’amore profano tenero e dolce, la gioia, la prudenza, la bontà, la castità e, come figlia delle lacrime, il dolore. Questa associazione col dolore, con la donna, con la nascita e con la Luna, fa della perla un elemento essenziale della magia naturale e della farmacopea magica.

La Nascita di Venere di Botticelli conferma il concetto di bellezza femminile e spirituale: in questo caso è Venere a diventare portatrice dei messaggi di purezza, semplicità, amore e nobiltà d’animo della perla, prendendone il posto.

Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1482-1485

Credenze magiche sulla perla

Essa possiede le virtù della Luna e di Giove, rende casti, prudenti, intuitivi e forti nei confronti della seduzione; cementa le amicizie, dona soccorso in tempi difficili, protegge i bambini, apportando loro salute e felicità; ispira l’amore. In Oriente è talismano contro gli squali, anch’essi figli del mare. Allunga la vita, reca pace e serenità, mitiga un carattere troppo violento, smorza l’ira e fa il portatore dolce e paziente. In Asia le donne la portavano per ottenere fortuna e fecondità: figlia dell’ostrica vulva, essa avrebbe assicurato, per analogia, un figlio.

Secondo altre credenze, diffusesi in Europa soprattutto in epoca vittoriana, essa sarebbe irriducibile foriera di sfortuna alle donne maritate, costituendo, quindi, esclusivamente un gioiello permesso alle fanciulle: queste, nel giorno delle loro nozze, per cautelarsi dai dolori coniugali, usavano donare una perla a un’amica ancora nubile.

Una curiosa virtù le fu attribuita nel Medioevo: la capacità di scoprire i ladri. Per far questo era necessario porre una perla in una coppa rovesciata, recitando alcune formule magiche e pronunciare i nomi dei sospettati; al nome del colpevole, essa si sarebbe mossa, iniziando a roteare. A seconda del colore, la perla, avrebbe in magia diverse funzioni: azzurra rende volubili e leggeri, rosa dona perseveranza di propositi e fedeltà in amore, nera porta fortuna ed è emblema di amicizia e devozione.

Polvere e succo di perla sono stati nel tempo un rimedio molto usato contro svariati mali: in Cina, polverizzata, contro i dolori di stomaco; nell’antica Roma, contro la pazzia, la malattia lunare e la consunzione, le sincopi, le cardiopatie, il flusso del sangue e del ventre; gli Arabi della scuola di Avicenna usavano la perla come cordiale e per contrastare tremori, opacità della vista, cataratta, congiuntive, epilessia e febbri. Perle disciolte nel succo di cedro addolcite con manna, oppure in limone e aceto e tenute al caldo in un vaso sepolto nel letame per 14 giorni, erano considerate rimedio efficace contro la lebbra. Per inalazioni curavano le cefalgie, arrestavano le emorragie, purificavano il sangue, promuovevano la montata lattea nella puerpera. Servivano anche contro le carie e come sbiancante dei denti ingialliti. Erano antidoto al veleno e ricostituente organico e nervoso, nonché elisir di lunga vita e profilattico delle malattie contagiose.

Gioiello Drago Marino in oro con perle barocche e smalti, XVI Secolo, British Museum, Londra

Le perle, perfezione nella imperfezione

Le perle sferiche e con perlagione omogenea sono prerogativa esclusiva delle coltivazioni moderne; in passato la perla rotonda era incredibilmente rara, raggiungeva prezzi incredibili e poteva esser acquistata solo da persone davvero ricche (nobili, principi e sovrani).

Per questo, nei secoli, i gioiellieri introdussero le perle nel mercato ponendo l’accento sull’aspetto unico ed originale di ogni singola perla, facendone accettare difetti e diversità come punti di forza. Questa fu una prima “grezza” tecnica di marketing nata dall’esperienza, senza studi specifici, basata sulla necessità di vendere ogni perla, a prescindere dalle sue imperfezioni. Gli artigiani orafi dell’epoca acquistavano quindi perle imperfette, meno costose delle sferiche, e studiavano design bizzarri e fantasiosi per valorizzarle, creando oggetti che per la loro originalità potevano stuzzicare l’interesse ed il gusto dei clienti.

Grazie a questo modus operandi videro la luce numerosissimi gioielli (pendenti, soprammobili, spille, oggetti da tavolo) con disegni complessi e divertenti, unione di smalti, gemme e perle, raffiguranti animali, figure mitologiche e personaggi reali. Il cuore di ogni oggetto era la perla barocca, la cui forma dettava le linee di forza necessarie per la creazione della figura che veniva completata in materiale nobile (oro o argento) ed infine rifinita con pregiati smalti e gemme preziose di vario tipo.

L’unicità di questi capolavori trovava posto nelle corti e nei palazzi delle persone più influenti ed ovviamente ricche dell’epoca, nelle famose Wunderkammer (in italiano “Camera delle meraviglie” o “Gabinetto delle curiosità“), ambienti in cui dal XVI secolo al XVIII secolo i collezionisti come Francesco I de’ Medici, Anna Maria Luisa de’ Medici o Rodolfo II di Asburgo erano soliti riporre e conservare le più bizzarre e fantastiche raccolte di oggetti straordinari per le loro caratteristiche.

Wunderkammer siciliana del XVII secolo e Cabinet of Curiosities, Georg Hainz, 1630-1700ca, Amburgo

Le perle al tempo del Re Sole

La Francia giocò un ruolo centrale per la crescita e la diffusione del commercio delle perle. Luigi XIV di Borbone, detto il Re Sole (Le Roi Soleil), nato e cresciuto tra gli sfarzi di gioielli e monili in oro e argento dimostrò un gusto straordinario per la gioielleria, soprattutto quella con perle. Date le sue possibilità economiche illimitate egli amava regalarne in gran quantità alla sua amata Maria Mancini, che è infatti spesso ritratta con collane di perle sferiche di grandi dimensioni ed orecchini con perle a goccia.

Seguendo i suoi esempi tutta la nobiltà europea incominciò a regalare gioielli con perle. In questa epoca le perle erano seconde soltanto ai diamanti e data la loro ormai larga diffusione, e la sempre maggiore proposta di gioielleria con perle, nacque una vera e propria moda del gioiello. Le donne distinguevano tra gioielli con perle “da sera” e gioielli con perle “da giorno“, dove i primi erano quelli per le grandi occasioni, arricchiti ed impreziositi appunto dai diamanti, perfetti per stupire e sfoggiare il proprio status sociale ed il proprio potere, mentre i secondi, adatti per “tutto il giorno”, erano più modesti e sobri, spesso composti da una sola perla di forma sferica.

Maria Mancini as Cleopatra, Jacob Ferdinand Voet, Berlino, e Ritratto di Maria Mancini, Voet Jacob Ferdinand, Civiche Raccolte d’Arte di Milano

La perla diventa in poco tempo l’ornamento femminile per eccellenza, sempre apprezzato ed utilizzato. Il ceto emergente in questo periodo storico è quello della piccola borghesia che, seguendo gli esempi dei ricchi nobili, adorna i colli delle donne con fili di perle e gioielli con perle con dimensioni molto più contenute rispetto a quelli delle grandi famiglie nobiliari. Per questa fascia sociale i gioielli da sera non sono però accompagnati dai diamanti, bensì principalmente ad onice e giaietto.

La moda della Regina Vittoria

Uno tra i sovrani più longevi di sempre (regnò dal 1837 al 1901), la regina Vittoria, fu vera amante delle perle. Fin dall’adolescenza ne ricevette in gran quantità, ed è probabilmente per questo motivo che, data la sua grande passione, anche lei usava omaggiarle ai suoi 9 figli ed ai suoi 42 nipoti ad ogni occasione. Essa adorava ovviamente circondarsi di perle ed adornare con queste vestiti ed ambienti, come è possibile osservare dai suoi numerosi ritratti. Data la sua posizione e la costante presenza di questa gemma bianca, la Regina Vittoria d’Inghilterra dettò la moda del suo tempo, confermando la perla come principale attrice nei gioielli dell’epoca assieme al diamante.

Ritratto della Regina Vittoria d’Inghilterra XIX secolo – British Museum – Londra

Poteri alchemici della perla

Secondo le credenze la forza magica trasmessale dalle energie lunari fa della perla sostanza afrodisiaca, fecondativa e facilitante il parto. In India essa è considerata come una sorta di panacea; in Cina perdeva ogni virtù curativa se perforata e doveva, perciò, essere impiegata solo se vergine; forse da qui l’idea che porti dolore alle donne coniugate?

Il De Boot ci tramanda un’antica ricetta di un eccentrico e assai dispendioso cordiale, a base di perle “lavare delle perle con acqua di rose, di garofano, di melissa, di viola matronalis; pestarle poi sul marmo, finché non si siano ridotte in alcol e che non si avverta più asprezza al tatto. Unire a uno scrupolo della poltiglia 10 grani di pietra di Benzoar, 5 di osso di cuore di cervo, 5 di corno di cervo, 10 di corno di liocorno, 10 di frutto di una passolina, farne una polvere che deve essere somministrata nella dose da mezzo scrupolo a mezza dramma”.

Camaleuco dell’Imperatrice Costanza D’Aragona e Mitria del cardinale Giannettino Doria adornati con perle, Tesoro della Cattedrale di Palermo

Influssi con pianeti e segni zodiacali

La perla, con la sua natura lunare, contrasta tutti i mali apportati da Saturno; ringiovanisce, rende la pelle luminosa e, come si diceva nel secolo scorso, dona intuito e capacità divinatorie. La tradizione occidentale, contrastando nettamente quella cinese, che prescrive solo perle intatte, consiglia di portarle in collana, evitando di montarle in anello o spilla. La perla è gioiello del lunedì, giorno sacro della Luna, che la influenza largamente; non trascurabile è però anche l’influsso di Venere e Mercurio.

Essa dovrà essere naturalmente incastonata in argento, particolarmente se il portatore è nativo del Cancro, del terzo decano, doppiamente lunare o, secondo la tradizione indiana, dei Pesci. Adatta sempre ai pareri degli Indù, anche alle Bilance e ai Tori, soprattutto a quelli appartenenti alla seconda decade lunare, che protegge da gelosia, ostacoli e problemi finanziari, la miglior varietà sarà, per questi soggetti, quella rosata.

I mercuriani dei Gemelli e della Vergine porteranno la perla contro il celibato, le unioni infelici e le malattie infettive. I Capricorni si addormenteranno di perle nere contro l’ambizione, talvolta eccessiva, lo scoraggiamento che li afferra quando non riescono a raggiungere le loro mete, la malinconia, la solitudine e le angosce; essi vinceranno gli insuccessi e ripareranno le cadute. La perla grigia, così come quella nera cara al precedente segno, si addice agli Acquari, in particolare ai saturnino – lunari venuti al mondo quando il Sole transitava negli ultimi gradi del segno, che saranno protetti dai cattivi pensieri, e riusciranno perfettamente nelle imprese e negli affari.

Chiara, bianca o rosata la perla è, essenzialmente, un gioiello estivo, adatto alle tiepide, profumate giornate di Giugno. Grigia o nera sarà preferita nei mesi invernali, soprattutto in Febbraio. Una perla è naturalmente la gioia ideale per le tenere, romantiche Margherita, legate ad essa nell’etimologia del nome. Sognare una perla fuga ogni dubbio riguardo agli amici: essi sono certamente fidati.

La Ragazza con l’orecchino di perla, Jan Vermeer, 1665-1666ca, Mauritshuis dell’Aia
© Foto: Wikipedia, Cathopedia, Cicala.