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Immagine del redattoreAntonio Cicala

Musica e oreficeria: due grandi Arti


“Da sempre ho due grandi passioni: oreficeria e musica. Una è il mio lavoro, l’altra una necessità. Due arti che pretendono particolare sensibilità e che sanno comunicare, a chi ascolta o chi guarda, l’emotività e l’abilità dell’artista che le affronta. Avendo stretto contatto con questi due mondi meravigliosi mi sono accorta di quante analogie ci siano tra loro, quanto siano utili una all’altra: non solo per l’ispirazione che la musica può dare all’orafo per realizzare meravigliosi monili, ma anche per l’abilità dell’orafo nel realizzare strumenti musicali come flauti o sassofoni”.

“All’idea di quel metallo, portentoso, onnipossente, un vulcano la mia mente già comincia a diventar” Il Barbiere di Siviglia – Rossini

Un po’ di storia

Come dicevo poco fa l’oreficeria è di grande ispirazione. I compositori più famosi hanno scritto opere dove al centro della scena vedono oro e gioielli (come “L’anello del Nibelungo” di Wagner), o un gioiello prezioso e conteso (come nel “Cavaliere della rosa” di Strauss, o ancora nel “Faust” di Charles Gounod). I gioielli sono lo spunto, parte della loro essenza, cosa facile da comprendere sin dal titolo che comunica da dove nasca l’ispirazione del compositore. Si avverte ”aria di gioielli”.

Un altro artista  del ‘500  famoso per la sua scultura esposta a Firenze, il “Perseo con la testa di Medusa” era un orafo-musicista: Benvenuto Cellini. Particolarmente dotato nel canto e nel flauto, già a 14 anni lavorava in una Bottega Orafa di Firenze e poi ancora a Pisa, Siena e Bologna, fino ad aprire un laboratorio tutto suo nel 1524 dove realizza, oltre ad opere stupende, anche strumenti musicali.

Theobald Bohm


Ma non è l’unico Orafo che nella storia ha costituito grandi svolte nell’ambito delle due arti. Un artigiano che dedicò gran parte della sua vita allo studio del Flauto Traverso è Theobald Bohm. Anche lui a 14 anni era già un Orefice esperto, ma la passione per la musica lo portò a guardare gli strumenti in maniera più “approfondita”.

Egli iniziò con il Flauto dolce, passando presto al Flauto Traverso, costruendo da sé il suo strumento, che copiò da un esemplare prodotto da un fabbricante di Dresda. Per due anni prese lezioni da un suo vicino, flautista in un’orchestra di Monaco, che ripagava fabbricando per lui flauti migliorati. A diciott’anni era in grado di suonare in orchestra, a ventun’anni era primo flauto dell’Orchestra Reale Bavarese. L’attività orchestrale impegnava le sue serate: di giorno continuava a fabbricare flauti e a fare esperimenti usando diversi tipi di legno e metalli (oro, argento, nickel, rame) e modificando posizione e dimensione dei fori. Ancora oggi suoniamo flauti sulla base delle innovazioni apportate da Bohm.

“Senza la musica la vita sarebbe un errore”  Nietzche

Strumenti musicali artigianali

Insomma sembra  che il Flauto sia una vera e piacevole “ossessione” per noi orafi! Forse per tutte quelle chiavi intersecate tra loro o forse per i metalli preziosi che si usano per realizzarli, infatti oltre che alle solite leghe metalliche utilizzate per gli strumenti da studio, si possono trovare Flauti in Argento 925 o in Oro 9 Kt, 14kt, 18Kt o addirittura 24 Kt (in oro puro, per intenderci)! Dei veri e propri gioielli (e non vi nascondo che uno dei miei sogni è proprio costruirne uno…).

Il flauto non è il solo protagonista di un laboratorio di oreficeria, anche il Sassofono (inventato da Adolf Sax)  spesso incontra le mani esperte dei miei colleghi. A volte è realizzato interamente in argento, e sulla campana troviamo dei bellissimi decori, incisioni artistiche realizzate proprio con gli stessi bulini che utilizziamo in oreficeria.


La curiosità dei nomi

Le analogie non sono solo nell’utilizzo dei materiali o degli strumenti utilizzati, ma anche  nei curiosi nomi che dall’antichità ad oggi ci portiamo dietro nei ferri del mestiere o degli strumenti musicali.

Ad esempio lo Chalomou, tipico saldatore utilizzato mediante una cannuccia che ossigena la fiamma, è anche il nome di uno strumento ad ancia protagonista di vari concerti di Vivaldi, Graupner e Telemann. Questo strumento cadde poi in disuso e i suoi derivati passarono ad indicare il  registro più basso del clarinetto.

Lo Chevalier, tipico nome degli anelli da mignolo indossati ancora oggi, è di una tipologia di flauti in legno della fine del ‘600, realizzati in legno di bosso e avorio con una chiave d’argento in fondo.

O ancora le Mazzuole, termine tecnico per indicare le bacchette usate dai percussionisti, queste possono essere in legno, plastica, gomma o anche in metallo, feltro, filo di rete, il percussionista sceglie quella più adatta al passaggio che deve suonare (feltro per i tocchi morbidi, plastica per quelli secchi ecc.). I compositori di musica contemporanea indicano addirittura quali utilizzare negli spartiti. Proprio  come in oreficeria, eh si, infatti i gioielli prima di essere belli e lucidi ai vostri occhi spesso subiscono dei veri e propri atti di forza per essere modellati a piacimento dell’artista con delle apposite Mazzuole.

Insomma queste due arti meravigliose comunicano tra loro e vanno a braccetto da sempre, chissà cosa ci inventeremo nel futuro, forse un nuovo tipo di aerofono o qualche strano strumento a percussione… Chi lo sa!

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