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Immagine del redattoreAntonio Cicala

Anello chevalier, la forza di un’icona


L’articolo che stai per leggere offre una panoramica sulla storia degli anelli chevalier affrontando caratteristiche storiche e di attualità. Blog dei Preziosi ha già trattato la tematica in passato approfondendo altre caratteristiche negli articoli “Anelli con Sigillo” e “Anello chevalier, crealo oggi“, che ti invitiamo a leggere per una completa comprensione. Buona lettura.

Un’antica tradizione

Manifesto del proprio io, l’anello chevalier ha origini antichissime: sin dal XXXVI secolo a.C. le popolazioni della Mesopotamia solevano usare una sua forma arcaica come sigillo commerciale per oggetti di argilla o altro materiale. Tuttavia è solo durante l’Antico Egitto che prende piede la produzione dell’anello vero e proprio: che fosse in oro, pietra o faience egizia, l’anello-sigillo ornava le dita di faraoni ed esponenti dell’alta società – religiosi e non – manifestando il proprio potere, nonché il proprio ego, attraverso incisioni di carattere personale.


Ma è di certo nel Medioevo che il valore peculiare-gentilizio dello chevalier acuisce e si carica di significato: così l’anello diventa emblema non solo del potere individuale, bensì dell’intera famiglia di appartenenza – solitamente nobile – i cui membri, indossandolo, mostravano l’importanza della propria casata, della raffinatezza e della cultura; ergo il proprio io.

L’anello chevalier è dunque un tatuaggio elitario tramandato nei secoli che – attraverso tempi buoni o cattivi – è riuscito a giungere fino a noi: testimoni dell’epoca moderna, mai dimentichi di quella passata.

L’anello dei cavalieri

Cavalieri d’animo, non solo di rango.

Come ci insegna l’araldica, gli scudi dei cavalieri medievali portavano lo stemma del proprio casato con lo scopo preciso di identificare la provenienza di ogni guerriero. È dunque chiaro quanto fosse importante, anche dal punto di vista militare, l’utilizzo del proprio stemma – detto arma – nella civiltà medievale.

Analogamente, l’anello chevalier rivestiva un ruolo fondamentale non solo a livello personale, ma altresì legale, diventando un vero e proprio strumento di validazione per documenti di un certo spessore, che venivano bollati con rovente ceralacca su cui poi si imprimeva il sigillo familiare inciso in negativo sull’anello. Si passa così dallo stemma inteso come decorazione dell’arma e grido silenzioso durante la battaglia, allo stemma come sigillo privato nonché sfoggio del proprio sangue nobile.

È quindi facile intuire quanto fosse forte il legame tra persona e oggetto, in quanto l’anello chevalier diventava in qualche modo parte della propria vita e del proprio corpo tanto che – al principio – l’anello stesso veniva distrutto alla morte del possessore.

Solo con il passare del tempo la tradizione volle che l’anello-cavaliere venisse tramandato di padre in figlio, portando con sé non solo gli anni, ma anche parte dell’animo dei precedenti proprietari, tracciando un filo sottile resistente al tempo e alle sue intemperie. Così oggi possiamo osservare la loro fattura, il colore dell’oro, le pungenti incisioni e soprattutto la storia che trasmettono, ricordandoci in tal modo quanta vita c’è in un semplice ricordo. Perché chi indossa uno chevalier, indossa anche un ricordo.

La forza di un’icona

Da sempre l’uomo ha sentito il forte bisogno di un’associazione iconografica tra se stesso e un oggetto, un’idea o un semplice sogno. È qualcosa di atavico e talmente forte che basta guardarsi intorno per capire quanto gli stemmi – oggi definiti loghi – facciano parte della nostra vita.

Tale è il criterio che segue la moda: non solo cerca di creare nuove icone o di riportare in vita quelle passate, chevalier incluso, ma tende a creare dei marchi – i cosiddetti brand – che influenzano l’uomo e la donna nell’abbigliamento, nello stile e talvolta anche nel comportamento.

Con un sottile ragionamento possiamo dunque dedurre che i loghi e i brand, in fondo, non sono così distanti dagli stemmi araldici del Medioevo. Possono essere più semplici, stilizzati o moderni, vista l’epoca in cui viviamo e le varie fasi evolutive della Storia, tuttavia il pensiero che ci spinge a “marchiarci” con un brand è lo stesso che spingeva la nobiltà a indossare uno chevalier: non solo ornamento, ma un vero e proprio senso di appartenenza a qualcosa. Al proprio buon gusto, in primis.

Ogni storia ha un principio

Se lo chevalier ha dunque come primo significato l’importanza dello stile personale e delle proprie idee, questo sottintende che non ci siano regole rigide su come indossarlo o inciderlo.

La tradizione sostiene che l’anello vada portato al mignolo della mano sinistra dalle donne e all’anulare della stessa mano dall’uomo. E sempre la tradizione afferma che lo chevalier debba essere inciso in negativo con lo stemma nobiliare della propria casata, diverso a seconda della relazione familiare: alle donne è riservato lo scudo, ai cadetti lo stemma e solo al primogenito la corona.

Ma cos’è in realtà una tradizione, se non il gesto del singolo diventato poi un affascinante stile da seguire? Ogni storia ha un principio, pertanto siate voi stessi capostipiti di nuove idee e modi di essere.

Non avete uno stemma? Inventatelo, date spazio all’immaginazione e alla vostra personalità. Non volete portarlo all’anulare o al mignolo? Indossatelo nel dito che più vi aggrada, perché lo stile è solo vostro. Lo chevalier non è solo ego, ma è anche libertà di espressione.

Dammi la mano e dimmi chi sei

Una volta entrati nell’affascinante mondo dell’arte orafa, è impossibile uscirne senza una lezione e soprattutto senza un nascente senso di curiosità verso gli ornamenti che ognuno di noi indossa.

Da adesso in poi, quante volte guarderete le mani delle persone che vi stanno accanto, o che semplicemente vi passano accanto, per scorgervi uno chevalier con le sue particolari incisioni su oro o pietre preziose?

La curiosità è insita nell’animo umano, per cui adesso guardate le mani, intrecciate le vostre con quelle degli altri, e mentre sfiorate e lasciate sfiorare, dite in silenzio chi siete veramente e scoprite chi vi sta di fianco. Perché lo chevalier è un forma di unione.

Si ringraziano Marie Albes e la Gioielleria Cicala per il materiale fornito.

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