“Arte e Gioielleria, un connubio perfetto come un bicchiere di vino rosso e le labbra di una bella donna”
La fusione di due facce della creatività che stimolano sensi, intelletto, gusto, passione, vede unirsi Arte e Gioielleria nell’esaltazione della preziosità reciproca. Una delle ultime frontiere dell’artigianato e dell’oreficeria è la commistione del gioiello e delle opere d’arte tradizionalmente intese, quali quadri, sculture, disegni, installazioni. E’ il mondo creativo del jewel design che si relaziona con opere di artisti famosi. Obiettivo finale di questo dialogo è sicuramente l’appagamento dei sensi, e la trasmissione dello stimolo e dell’impulso creativo.
“Si è detto sovente che un artista deve lavorare per se stesso, per l’amore dell’arte e fregarsene del successo; è falso. Un artista ha bisogno del successo. E non soltanto per vivere, ma, soprattutto per realizzare la sua opera.” Cent clés pour Picasso
E’ noto solo a pochi esperti conoscitori che molti artisti soprattutto del XX secolo, appartenenti alle correnti artistiche dal Modernismo alle prime avanguardie storiche abbiano prodotto parallelamente alle opere tradizionalmente intese anche gioielli e oggetti di oreficeria. E’ un aspetto inedito di artisti come Auguste Rodin, Hector Guimard, Josef Hoffmann, Josep Llimona, Max Ernst, Salvador Dalí, Georges Braque e Pablo Picasso. Caratteristica del Modernismo è la fusione delle arti, e la linea del Liberty che contiene tutta l’energia della natura si trasferisce anche nel design dei piccoli tesori di gioielleria. E’ infatti proprio con l’Art Nouveau, alla fine del XIX secolo, in concomitanza ad una nuova fioritura delle arti applicate, che nascono i grandi nomi della gioielleria: Lalique, Fouquet, Wolfers, Cartier, Bulgari con uno scambio continuo tra arte ed artigianato, arte e vita, in un fluire ininterrotto di trasversali corrispondenze.
Art Nouveau e modernismo fusi nei gioielli
Ne consegue che non si può comprendere il gioiello del Novecento senza includerne le propaggini nell’arte e
nella moda, determinanti non soltanto per i continui rimandi stilistici, ma soprattutto perché creatrici di due nuove figure: il bijoutier-artiste e il bijoutier-couturier. Al gioiello elitario di alta gioielleria e a quello democratico di produzione seriale il Novecento ha affiancato il gioiello d’artista e quello fantasia. Al gioiello d’artista si devono gran parte delle innovazioni tecnologiche e formali del repertorio orafo. La presenza del gioiello d’artista e di fantasia non si attesta nella seconda metà del XX secolo o nella più recente “epoca della mercificazione della vita” ma proprio nel suo punto di inizio, fin da quella Esposizione Universale del 1900 che ha mostrato con evidenza i nuovi valori del gioiello: quelli del progetto, e in questo sta il suo essere Art Nouveau, ma anche della capacità di slittarne il senso dall’investimento all’ornamento.
“L’arte era rappresentata a fianco dell’industria, bianche statue si ergevano accanto a neri macchinari. I dipinti e i gioielli comparivano tra le ricche stoffe d’oriente” Théophile Gautier 1900
Nella storia dell’arte una notevole quantità di opere si presentano, ai nostri occhi, come una sfavillante vetrina di gemme e di pietre preziose: perle, diamanti, topazi, lapislazzuli, cammei, alabastri ed altre meraviglie compaiono in molte tele rivestendo, il più delle volte, sottili significati simbolici. Nel Cinquecento, sollecitata anche dal rinato interesse per le arti applicate, fiorisce un’interessante e varia trattatistica sull’arte orafa, sintomo di una moda del gioiello che si va diffondendo nelle corti. Nel corso del Rinascimento il gioiello perde il suo carattere rituale e cerimoniale tipico dei secoli precedenti per assumere un più diffuso aspetto di ornamentazione personale.
Gioielli ed arte figurativa
Il rapporto fra gioiello ed arti figurative, in quest’epoca, è molto stretto, pittori e scultori, infatti sono soliti fare pratica nelle botteghe degli orafi per apprendere la loro particolare raffinatezza tecnica: i rapporti di interscambio sono dunque molteplici, come si evince dai dipinti del periodo che ritraggono gioielli contemporanei. Si passa quindi da immagini iconiche e allegoriche a veri e propri ritratti di costume. Attraverso l’uso degli ornamenti, di cui i quadri sono un’importante testimonianza figurativa, è possibile dunque creare una sorta di storia degli usi e costumi e delle trasformazioni sociali. Come il gusto segue la storia, così i gioielli diventano essi stessi repertorio di creazioni artistiche, sviluppando un proprio stile attraverso l’ideazione da parte di veri e propri artisti del gioiello.
L’allestimento delle vetrine con opere d’arte di artisti contemporanei è un’esaltazione della reciproca poetica delle due arti che porta inevitabilmente al successo di entrambe. Ma esiste in fondo una specificità del gioiello? E’ arte, moda o design? Industria o artigianato? L’ambiguità sta nella sua mutevolezza simbolica, sociale e produttiva e nel suo valore che oscilla tra investimento e amuleto, bene durevole e accessorio moda, scultura e ornamento, pezzo unico o seriale.
“Tutti noi architetti, scultori, pittori dobbiamo rivolgerci al mestiere. L’arte non è una professione, non v’è differenza essenziale tra l’artista e l’artigiano. In rari momenti l’ispirazione e la grazia dal cielo, che sfuggono al controllo della volontà, possono far sì che il lavoro possa sbocciare nell’arte, ma la perfezione nel mestiere è essenziale per ogni artista. Essa è una fonte di immaginazione creativa. “ W. Gropius, Manifesto programmatico del Bauhaus