Giaietto o giavazza, la “pietra di legno” di origine vegetale come l’ambra, era detta dagli antichi “ambra nera” o “gagata”, dal latino gagates, perchè, narra Plinio, fu trovata per la prima volta sulle rive di un fiume della Licia: il Gagi.
Il giaietto
Il Giaietto è una lignite picea fossile di aspetto compatto, omogeneo, lucente, nero vellutato. Con l’ambra, ha in comune anche le proprietà elettriche: anch’esso infatti, strofinato, funge da calamita per corpi piccoli e leggeri. E’ molto diffuso in Inghilterra (specialmente nello Yorkshire), in Francia (Linguadoca) in Spagna (Aragona), in Germania (Württenberg) e negli Stati Uniti (Colorado). E’ stato usato fin dal neolitico, per secoli raggiungendo l’apogeo in epoca vittoriana come gioiello-gemma da lutto; l’industria più fiorente per la lavorazione della pietra risiede infatti a Whitby in Inghilterra.
Credenze popolari sul giaietto
Il Giaietto, pur contenendosi in un costo modesto, è stato più volte sostituito con ebanite o, peggio, con vetro nero, compromettendo le sue qualità magiche. I greci lo offrivano a Cibele, signora di tutti i prodotti del suolo, ma più tardi fu consacrato a Saturno, per l’evidente analogia con le cose antiche e con il triste saturnino colore nero.
Gli antichi credevano che esso, reso brillante dal fuoco, scacciasse i serpenti a causa dell’odore sgradevole che emana. Il suo fumo, assicurava Orfeo, allontanava gli spettri e gli spiriti dei morti. Portato addosso esso diventava parte integrale del corpo e dell’anima del portatore: era perciò amuleto contro il malocchio, gli incantesimi, le allucinazioni e talismano potente per chi si accingesse a intraprendere un viaggio.
Consce di questa proprietà del minerale, le donne irlandesi ne bruciavano ogni giorno, quando il marito era assente per proteggerlo da eventuali pericoli. Si credeva che bruciasse a contatto con l’acqua e, curiosamente, si spegnesse con l’olio, ma questa particolarità non si evidenziava quando stava per verificarsi un evento desiderato dallo sperimentatore.
Di un’altra fantastica proprietà del giaietto ci insegna Cecco D’Ascoli, con le seguenti strofe:
“La luna forma per vertù gagate de soa proprietà non te descorde che te fa certo da verginiate. Chi l’acqua beve per virtù divina di questa pietra se omo non cognobbe contro lo suo voler subito orina. Se è corrotta, orina non distilla”.
Alberto Magno, d’altro canto e con lui diversi esperti del passato, asseriscono però l’esatto contrario, cosa che rende ancor più dubbia la già poco credibile virtù.
Simbolo di dolore, il giaietto era impiegato, cotto nel vino, contro il dolore stesso e lo si riteneva rimedio efficace per contrastare i crampi, l’emicrania, le algie reumatiche e dentali. Posto in mano alle partorienti, alleviava, si dice, le sofferenze del parto.
Polverizzato e mescolato a cera d’api, curava epilessia, scrofola e, pare, i tumori. Se ne facevano fumigagioni, unguenti, polveri per le malattie epidermiche, la gotta, gli spasmi uterini e le ptosi. Cicatrizzava le piaghe profonde, annebbiava la vista, riduceva la cataratta, era antidoto ai veleni perchè, pietra di Saturno, “allontana e raffredda”.
Il Giaietto è quindi una pietra d’isolamento e serenità, adatta a chi ha a già conosciuto le più dolorose prove dell’esistenza, a chi non è più giovane e carico di speranze: solo in questo caso dota conforto e saggezza, staccando il portatore dal contingente, dall’immediato, infondendogli la capacità di una visione globale e lungimirante degli avvenimenti.
Giaietto, astri e zodiaco
Saturno, non è un pianeta totalmente negativo: distrugge ciò che deve essere distrutto; isola, perchè dall’isolamento nasce la riflessione; sottopone alle prove più dure perchè solo da esse si genera l’esperienza. I Capricorni e gli Acquari, segni già interiormente maturi, rafforzeranno positivamente le loro qualità saturnine con l’aiuto del Giaietto; dovranno però astenersene se tali caratteristiche incidono già sulla loro personalità in misura eccessiva compromettendo totalmente la loro vita di relazione, poichè rischierebbero di divenire dei veri eremiti, cupi e solitari. Sconsigliabile anche agli Arieti, alle Bilance, sempre bisognose di contatti umani e alle persone molto giovani, in genere. Visto in sogno annuncia dispiacere.