Dall’8 al 20 novembre, a Milano è possibile visitare la mostra Gioielli alla Moda, un omaggio all’alta bigiotteria italiana.
Per l’occasione sono stati esposti a Palazzo Reale 500 bijoux, una raccolta di creazioni che sono state realizzate dal dopoguerra fino ad arrivare ad alcune anticipazioni 2017.
L’intento di questa mostra è quello di dar voce ad una società in continua evoluzione, con un occhio di riguardo per quanto riguarda le aspirazioni e le ambizioni delle donne, raccontando il rapporto tra gioiello e moda.
Il progetto, appoggiato dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e Homi e il Salone degli Stili di Vita di Fiera Milano, è stato curato dalla professoressa Alba Cappellieri, docente di Design del Gioiello e dell’Accessorio al Politecnico di Milano.
L’esposizione, divisa in sezioni, racconta tre tipi di rapporto diversi: Gioielli per la Moda, sezione dedicata ai principali bigiottieri italiani, Gioielli di Moda, dedicata a designer e brand indipendenti e Gioielli con la Moda, la parte dedicata ai principali stilisti e alla capacità del gioiello di interagire con l’abito.
Dove si trova il confine tra gioiello e bijou?
La domanda che sorge subito spontanea è: perché se si tratta di una mostra di bijoux viene utilizzata la parola gioiello? La risposta sta proprio dietro alla filosofia che caratterizza ed identifica la mostra.
La professoressa Cappellieri infatti, si è fatta portavoce di una teoria che sostiene che la preziosità non è soltanto quella dei materiali ma anche quella intangibile della creatività, dell’innovazione e della bellezza.
E se bisogna ammettere che la creatività umana sia di valore inestimabile e che negli ultimi anni il mondo del gioiello abbia dovuto molto ai cugini bijoux per quanto riguarda tecniche di lavorazione ed ispirazione artistica, dobbiamo anche affermare che il valore qualitativo ed economico dei metalli utilizzati durante la creazione, sono un altrettanto importante valore che viene attribuito all’accessorio che indossiamo, soprattutto quando è frutto di una manodopera sopraffina.
In Italia, siamo gli unici ad avere una così netta distinzione tra gioiello e bijou, è vero, ma forse questo è dato proprio dal fatto che in Italia siano presenti alcuni tra i migliori orefici del mondo e che come qualsiasi cosa che contraddistingue il Made in Italy, l’oreficeria è un’antica arte che fa parte del nostro patrimonio culturale.
In onore di quest’arte è giusto tenere distinte le cose, almeno concettualmente, come è giusto diversificare il bijou de couture dal semplice bijou in produzione seriale.
Non è una questione di discriminazione o di attaccamento a rigidi schemi passati, è semplicemente dare il proprio nome alle cose, una grandissima e stupenda possibilità che spesso ci viene data dalla lingua italiana.