Opale, in latino opalus, deriva dal sanscrito upala (pietra preziosa). Narra una leggenda indù che “l’Eterno trasformò la donna, contemporaneamente desiderata da tre dei, in una nuvola magica. Per riconoscerla Brahama le infuse l’azzurro del cielo, Shiva il rosso del fuoco e Visnu lo splendore del sole; allora l’Eterno le ridiede consistenza nell’opale”.
L’opale nella storia e nelle leggende
Plinio, esponente della tradizione occidentale, racconta che l’opale è la coppa di riunificazione da cui ogni pietra ha tratto il proprio colore. Egli scrive: “C’è in esso un fuoco più dolce di quello del carbonchio e la purpurea bellezza dell’ametista e il verde-mare dello smeraldo, e tutti insieme brillano in una incredibile unione. Alcuni opali per il loro rifulgente splendore rivaleggiano con le tinte dei pittori, altri con la brillante fiamma dello zolfo che brucia”; lo chiama con un delicato appellativo “goccia di pioggia prigioniera”.
L’Edda, tesoro della mitologia nordica, delinea l’immagine del dio Volund, corrispettivo di Efesto, mentre incastona pietre lucenti, forgiate con gli occhi dei bambini (forse l’opale latteo). I Greci chiamavano l’opale “pederota” perchè “ha la grazia di un fanciullo” o perchè paidos eros concilia l’amore dei fanciulli.
I Romani lo indicano con ophtalmos, pietra degli occhi. Alcuni autori attribuiscono ai due diversi termini due pietre diverse: l’opalus sarebbe allora l’occhio di gatto e il paederos il vero opale, ma altri confutano questa tesi e considerano entrambi gli appellativi propri della medesima pietra, il nostro opale, per l’appunto.
Anticamente, questo è certo, l’opale era considerato preziosissimo, forse a causa dei curiosi guizzi colorati che lo caratterizzano: esso fu il pegno d’amore che Marcantonio offrì a Cleopatra, per non parare dell’opale cui il senatore Nonio non volle rinunciare, neppure a prezzo dell’esilio.
Le caratteristiche chimiche e fisiche dell’opale
L’opale è un quarzo amorfo, composto di anidride silicica ed acqua; trattandosi di una sostanza colloidale, non ha struttura cristallina ed è privo di forma regolare. Si presenta solitamente sotto l’aspetto di incrostazioni mammellari, reniformi, stalattitiche.
Monorifrangente, con basso indice di rifrazione, può essere talvolta, in modo anomalo, birifrangente. Ha lucentezza vitrea, tendente al grasso, resinosa o cerea. Trasparenza perfetta solo nella varietà della ialite, peso specifico molto inferiore a quello dei quarzi cristallini e così la durezza, ma le proprietà ottiche non ne sono tanto dissimili.
Nelle varietà più pure l’opale manca totalmente di colore; in caso contrario appare biancastro, azzurrognolo, giallo, rosso, arancio, bruno, nero o più raramente verde. Può presentarsi lattiginoso, torbido o addirittura opaco.
L’opalescenza e l’iridescenza, responsabili degli interessanti giochi di luce che ne fanno pietra di piacevolissimo aspetto, sono dovute alla struttura interna; le minutissime cavernette che lo compongono frazionano la luce creando il caratteristico fenomeno ottico. L’opale è una pietra piuttosto fragile: il calore e gli urti tendono ad opacizzarlo e a rigarlo; danni ingenti sono causati dal contatto con l’acqua e altri liquidi.
Le varietà di opale presenti in natura
Due, fondamentalmente, sono le varietà di opale più note e apprezzate in gioielleria: esse hanno un diverso colore, diversa provenienza, diversi attributi astrologico-magici. L’opale nobile è biancastro, lattiginoso, semitrasparente e mostra chiaramente il fenomeno dell’iridescenza, ora uniforme, ora a macchie e a strisce. Tende sovente al grigio perla o all’azzurro, ma può apparire anche colorato.
L’opale arlecchino, ad esempio, sua sottospecie, presenta numerose macule stipate l’una contro l’altra, come le proverbiali toppe che compongono l’abito della maschera bergamasca; quello a fiamma è dotato di iridescenza a strisce; quello chiamato girasole mostra riflessi ondeggianti azzurri e oro. I giacimenti più importanti di opale nobile sono situati in Repubblica Ceca, in Germania, in Messico, in Inghilterra e in Australia.
La seconda varietà pregiata è rappresentata dall’opale di fuoco, più trasparente di quello nobile; ha di solito un bel colore giallo intenso, ma può tendere anche al bruno o all’azzurro; meno vivace, per quanto concerne i giochi di luce, dell’altra varietà. I riflessi rossi e verdi ricordano in questo tipo quelli caldi della fiamma. E’ invenuto solitamente nelle rocce eruttive o sedimentarie, oppure in giacimenti secondari prodotti dall’erosione delle prime, particolarmente in Australia.
L’opale di fuoco è ancor più bello di quello nobile ed è sensibile agli influssi esterni: aria, luce, temperatura, acqua. Sottoposto a questi, tende a creparsi e a diventare lattiginoso, perdendo i bellissimi riflessi che ne sono la più evidente caratteristica. La foggia più comune, per questa pietra, è il taglio a superficie curva; la varietà di fuoco, però, può essere anche sfaccettata con esito estetico soddisfacente.
Delle due varietà, che non offrono mai esemplari significativi più grandi di una nocciola, quella nobile è la più pregiata. La si può riprodurre artificialmente per mezzo di silice gelatinosa e a volte viene imitata mediante immersione dell’idrofane, che se asciutto, è grigio e opaco, in resine colorate che non evaporano facilmente e gli regalano, idratandolo, l’iridescenza del vero opale.
Il significato dell’opale
Questa curiosa gemma è simbolo di speranza, purezza, pace, obbedienza, particolarmente in Oriente dove è ritenuta pietra sacra, emblema per eccellenza di fedeltà. Anticamente era connessa con la legge e la giustizia tanto che si diceva punisse gli scellerati; ma il corso dei secoli ne mutò la sorte ed essa finì per divenire, in certe religioni, simbolo di astuzia e pietra protettrice dei ladri.
Più estesamente, in particolare nel Settecento, l’opale cominciò ad esser considerato portatore di mala sorte e ogni virtù con cui era stato carico in passato fu rinnegata. Si pensi che durante la peste, che flagellò in quegli anni Venezia, si attribuiva alla pietra la causa del contagio.
Invece secondo una precedente tradizione positiva, essa sarebbe carica di poteri: conferirebbe gentilezza e cortesia, combatterebbe la malinconia, donerebbe amore, felicità, forza interiore, bellezza, soprattutto quando il pianeta Venere è ben messo nell’oroscopo del portatore. Si diceva proteggesse dalle disgrazie, si opacizzasse per annunciarle e si rompesse quando queste fossero state sventate. E’ una pietra della fedeltà e della religiosità, della tenerezza e della fiducia.
Conclude nel migliore dei modi gli affari legali, influisce positivamente sulle amicizie e il matrimonio, dona onori in guerra e protegge da miasmi ed epidemie. La varietà nera, assicurano gli antichi, è assai benefica e più delle altre porta fortuna. L’opale sarebbe, insomma, la gemma benefica per eccellenza perchè comprende le virtù di tutte le altre.
Ma non è esatta la massima che afferma: “ogni portatore di opale si trova nelle mani di Dio e non deve temere alcuna malattia”. Come il diamante, anch’esso muta il proprio favore nei confronti dei malvagi e degli indegni, rivelandosi per questi apportatore d’ogni male, da qui per estensione si trasformò, come detto, in gemma malefica: si pensi, ad esempio, all’infelice Anna di Walter Scott, perseguitata da un opale maledetto. La tradizione araba conferma questa negatività della pietra narrando: “quando Allah creò l’opale gli diede i colori di tutti i peccati; porta dolore agli uomini materiali, felicità a quelli elevati”.
L’opale in India e in Inghilterra
Sempre nel dolore ha radici la bella leggenda indiana che attribuisce la nascita dell’opale all’ultimo slancio di devozione di una fanciulla gettatasi nelle fiamme, sul rogo dell’amante, in luogo della moglie legittima di questi, come prescriverebbe l’antico rito indù della Sati (sacrificio della vedova).
Similmente l’occultismo inglese attribuisce all’opale due opposte qualità: da una parte esso possiederebbe la funesta influenza dell’occhio del Maligno, dall’altra attutirebbe i dolori oculari e incrementerebbe il potere degli “occhi” della mente, ossia la chiaroveggenza.
Più esplicitamente aveva scritto ill profeta greco Orfeo, nella “Lithica”: “Amano gli dei l’opale, la cui superficie somiglia alla pelle di un fanciullo; esso guarisce la debolezza degli occhi, che facilmente versano lacrime, purchè sia mescolato alla fragrante mirra e alla lepidolite, dalle scaglie brillanti. Così amalgamate queste sostanze ti apprenderanno il Bene e il Male che l’avvenire, misteriosamente, ti riserva; e se desideri saperlo, la lepidolite allontana le terribili malattie della mente.
Queste due diverse pietre sono parimenti amate dal sole dal crine d’oro. Ambedue donano agli uomini anche se in età rispettabile, la bellezza delle forme e l’abilità nel combattimento”. Aggiunge Alberto Magno: “per rendersi invisibili bisogna prendere l’ophtalmos, quella pietra che ha la virtù di offuscare la vista: Costantino usava tenerla stretta nella mano per divenire invisibile“.
Il potere dell’invisibilità dell’opale
Questa denominazione, ophtalmos, deriverebbe anche dal fatto che, si diceva, fissando la gemma si vedevano, come nella proverbiale sfera di cristallo, immagini diverse. Questi poteri parapsichici, che potevano esser aumentati con l’aggiunta di una foglia di alloro, non dovevano però esser mai sfruttati a scopo di lucro; lo stesso non si può dire della leggendaria invisibilità regalata dall’opale, di cui si approfittavano volentieri i ladri che certamente non possono dichiararsi onesti e disinteressati. Secondo la tradizione, comunque, l’opale protegge i deboli e gli indifesi dalle ingiustizie, ritorcendo i mali come un boomerang sui persecutori.
Altre credenze sugli opali
Come terapia l’opale, s’è detto, è il rimedio sovrano per curare le affezioni oculari. Afferma Dolce, scrittore veneziano cinquecentesco, nel suo trattato: ” a chi lo porta fa la vista acuta e di quegli che gli stanno intorno la vista offusca in guisa che non possono vedere“. Ma non è tutto: la bella, iridescente gemma sostiene il cuore, scaccia la tristezza, impedisce le sincopi e le affezioni maligne, rende acuti e sottili, regolarizza il sonno, calma il nervosismo e le palpitazioni; inoltre è leggermente afrodisiaca.
L’immagine di un’ancora, incisa in un opale, protegge il portatore e i luoghi dove vive da ogni male. La varietà nobile si adatta particolarmente, con la sua natura di Venere, Sole e Mercurio ai Tori e alle Bilance, in particolare se appartenenti al secondo decano. I primi vinceranno, portando addosso questa gemma, i problemi familiari e le ansie e si cauteleranno dalla rovina delle persone a loro care.
I secondi, montandola in rame, oppure oro rosso, saranno protetti da nemici, processi e malattie delle vie urinarie. Ottimo anche per i nativi dei Pesci, in cui il Sole si veste delle qualità acquatiche di Nettuno, signore del segno e di Venere che vi è esaltata. L’opale, montato in mercurio fissato o platino, preserva i nativi della Vergine dal celibato cui spesso tendono e così dalle unioni insoddisfacenti, dalle imprese irragionevoli e dalle malattie contagiose. Agli Acquari assicura invece la fedeltà del partner.
L’opale di fuoco segnato dalla Luna e da Urano è particolarmente indicato per i Vergine, i Tori appartenenti al segno in cui la Luna è esaltata e naturalmente per gli Acquari che diverranno più simpatici, attraenti e vedranno allontanarsi il rischio di inganni amorosi e malattie circolatorie e cardiache cui sono spesso vittime. Buono anche per i cancerini del primo decano e per gli Scorpioni, montato, questa volta, in ferro o acciaio: l’opale di fuoco è infatti pietra estiva ma porta fortuna anche ai nati nel mese di ottobre. E’ collegato alla sesta e alla decima ora del giorno, eccellente per le donne di nome Assunta. In sogno promette grandi beni.